Immaginiamo la situazione: la classica riunione di condominio. I condomini sono imbufaliti verso l’amministratore; le spese sono esagerate, di gran lunga superiori alle spese dei condomini dei palazzi circostanti nello stesso quartiere. I condomini sospettano che l’amministratore sia un disonesto e che rubi, ma non hanno elementi concreti per denunciarlo perché la forma è sempre rispettata. Il sig. Rossi, condominio del terzo piano, ha perso il lavoro e non ha i soldi per pagare le spese condominiali; il sig. Bianchi del quarto piano ha sempre fatto il furbo e non le ha mai pagate. Negli ultimi 3 anni si sono succeduti 3 amministratori perché ognuno dei precedenti sembrava incapace o disonesto, solo che l’amministratore non è mai stato scelto dai condomini, ma è sempre stato nominato dal re degli amministratori che nella città decide il buono e il cattivo tempo sulla testa dei condomini. La riunione ha inizio: la discussione verte su un nuovo prestito che l’amministratore vuole chiedere alla banca per finanziare le spese che aumentano in continuazione e non si capisce perché. L’amministratore dovrebbe spiegare perché ci sono spese così alte e ingiustificate e perché alcuni condomini sono morosi da anni, ma nessuno ha mai chiesto il conto a loro e le spese sono sempre ricadute sugli altri condomini. L’amministratore ha anche deciso di assumere 4 capiscala e di dargli uno stipendio, la cosa sembra insuale, ma l’amministratore dice che è normale e che sono indispensabili per aiutare la buona gestione dell’amministrazione condominiale. Non si riesce a capire perché uno dei caposala deve essere proprio il sig. Bianchi che è moroso da sempre, un altro il figlio dell’amministatore precedente, uno il figlio dell’amministratore attuale e uno un amico del re degli amministratori della città. La riunione impazza, i toni si alzano, il clima si fa arroventato, per stemperare gli animi un condominio del quarto piano, il sig. Verdi, uno che paga le spese una volta si e una no, che fa l’amicone con tutti, ma che non si capisce come campa, salta su con una idea geniale. “La colpa di questo disastro” sostiene è della situazione economica generale. C’è la crisi e l’amministratore non può farci nulla. La colpa è della moneta che siamo costretti ad usare per pagare le spese. Se potessimo dotarci di una stampante, che potremmo collocare in cantina, in quel vano vuoto che abbiamo nel sottoscala, potremmo stampare una moneta condominiale che potremmo scambiare tra di noi, così ogni volta che le spese aumentano potremmo stampare più moneta e pagare con quella. Il dubbio comincia a serpeggiare tra i coinquilini. “Forse è vero” pensano. “Potrebbe funzionare. La colpa non è nostra che non lavoriamo o dell’amministratore e della cricca dei suoi amici che ruba, la colpa è di quelle ditte, alcune di origine germanica tra l’altro, che ci forniscono il gasolio e pretendono persino di essere pagati con moneta; ma se noi cominciamo a stamparla per conto nostro, allora tutto sarebbe fatto. Non saremmo più costretti a cercare di guardare chi ruba, di eliminare le spese inutili di licenziare chi vive sulle spalle degli altri non pagando le spese condominiali: sarebbe sufficiente stampare nuove monete condominiali ogni volta che abbiamo un debito nuovo. I condomini, quasi tutti, stanno per abboccare. Sembra la soluzione dei problemi. L’amministratore tira un sospiro di sollievo, forse si salva il posto, lui, e quello dei suoi amici, dato che non è più colpa loro e decide di rilanciare la dose con un altro colpo di genio e propone: facciamo così, però, siccome un po’ di debiti li abbiamo, mettiamo in vendita le lampadine usate per l’illuminazione e che funzionano ancora un po’, e le ramazze e le scope usate per la pulizia. Le mettiamo su ebay e così diamo una dimostrazione concreta agli inquilini dei palazzi adiacenti che siamo seri e facciamo sul serio. Fantastico, la proposta ha successo, l’amministatore viene osannato come un vero leader, un genio. La riunione si chiude. I condomini, gli amministratori i parassiti e i malfattori sono tutti più sollevati. “L’abbiamo svangata anche questa volta!” pensano fra se e se. “Quello che succederà domani non sarà un problema nostro, semmai dei nostri figli, ma tanto i nostri figli li sistemi noi con i soldi che abbiamo rubato: il problema sarà dei figli degli altri, ma a noi cosa importa”. Si salutano tutti con sorrisi di circostanza e ritornan nei loro appartamenti. Solo alcuni osservatori esterni, condomini presenti per caso provenienti dai palazzi adiacenti del quartiere rimangono sbigottiti. “E’ surreale” pensano. “Una cosa del genere non potrebbe mai accadere”. Un condominio, un quartiere, un Comune, una Nazione non potrebbe mai essere amministrata in questo modo. Davvero? Ma ne siamo proprio sicuri?
Giovanni Senatore
L’esempio dell’assemblea di condomino così come proposto mi pare forzato. Pur cercando di entrare nella metafora penso che sia stata troppo alterata la funzione dei soggetti rispetto alla realtà
Per esempio: e noto che l’amministratore sia di regola nominato daii condomini i quali possono revocarlo in qualsiasi momento.
Tornando all’articolo
Forse è bene ricordare che il re é diventato tale perché la Repubblica è implosa da sola e come ultimo atto si è rivolta a Giorgio dicendogli: pensaci tu, noi non ne veniamo a capo.. e il re ha dovuto pescare l‘amministratore nel mazzo di carte che i condomini gli hanno selezionato.
Ti ringrazio Stavros per il commento che mi permette di chiarirmi. Anzitutto desidero scusarmi per la mia metafora che non voleva assolutamente ferire la sensibilità professionale della categoria degli amministratori di condominio che reputo professionisti seri che svolgono una funzione importante, faticosa e, a volte, altamente usurante. Per quanto concerne il messaggio, il mio focus voleva concentrarsi sul fatto che ad un osservatore esterno uno stabile amministrato in quel modo sarebbe parso talmente improbabile da rasentare lo sconcerto. E lo sconcerto è quello che, a mio avviso, viene ora ad eventuali cittadini stranieri che si avvicinino al nostro paese da osservatori, ma noi, che qui viviamo il quotidiano, probabilmente non c’è ne rendiamo conto, siamo quasi rassegnati al malcostume, al malgoverno, all’inefficienza, alla corruzione al punto che nessuno è responsabile. E’ la normalità insomma.